venerdì 7 dicembre 2018

Incentivi

I politici, più o meno sinceramente, parlano sempre di lotta all'evasione fiscale. Specialmente quelli di sinistra. Della lotta alla grande evasione non so niente. Ma la piccola evasione diffusa e praticata quotidianamente un po' da tutti più che combattuta è incentivata. 
Come tracciati pedonali astrusi incentivano anche i cittadini che si ritengono onesti a ignorare le regole e a far come più gli viene comodo, così capita anche che cittadini fondamentalmente onesti siano incentivati da leggi astruse e opprimenti a cercare di difendersi. 
Chi denuncia onestamente il suo reddito e paga giustamente le imposte andrebbe premiato e non punito. In pratica capita invece che chi ha già pagato più di altri per fornire servizi pubblici ai cittadini se se ne deve a sua volta servire è tassato più degli altri. Un vero incentivo all'evasione. Perché se ne ha l'opportunità non dovrebbe dichiarare meno reddito col doppio vantaggio di pagare meno imposte e meno tasse?  E capita che chi non denuncia reddito e che non paga un centesimo d'imposta è esentato dal pagare tasse sui servizi. È come se per entrare allo stadio facessero pagare il biglietto solo a chi ha pagato l'abbonamento.
Naturalmente più è conveniente non denunciare reddito più è incentivata l'evasione, più è alta l'imposta più conviene rischiare. Ma non tutti riescono a comprenderlo.  
Per combattere l'evasione spicciola sarebbe meglio non penalizzare ma favorire chi paga più imposte. Più alto è il reddito dichiarato, più imposte uno ha pagato e meno tasse dovrebbe pagare. In questo modo magari si troverebbe vantaggioso dichiarare il giusto.
Per i signori politici non è un problema. Le tasse trovano spesso il modo di non pagarle usufruendo di servizi riservati gratuiti, se aumentano le imposte si aumentano lo stipendio. E non si vergognano di far pagare tutto (stipendi, imposte, servizi) a cittadini con reddito che è anche meno di 1/10 del loro.
Magari finché svolgono il loro incarico hanno anche più spese e abbisognano di più reddito, ma è incomprensibile che persone le quali hanno sempre dichiarato di lavorare per "i meno fortunati" o per "le classi più deboli" quando finiscono il loro impegno e non hanno più spese ad esso connesse percepiscano almeno dieci volte di  più di quelli che dicevano di difendere che si trovano nella stessa condizione di non lavoro. Dicono che hanno pagato i contributi e quindi hanno diritto alla relativa pensione: ma di fatto i loro contributi come i loro stipendi, spese e benefici sono stati pagati con le imposte versate da coloro dei quali dicevano di curare gli interessi. Pare però che più che al "bene del Paese" e agli "interessi delle classi più deboli" abbiano pensato al proprio bene e ai propri interessi.   

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