mercoledì 19 novembre 2008

Che tristezza!

Che tristezza! A leggerli, i post "politici" sembrano quasi tutti una variazione (più o meno sboccata) su un unico tema, con un unico bersaglio: quello, sempre quello, soltanto quello. Controllare per credere. Sembra non sappiano sorridere, siano sempre tristemente arrabbiati, perfino che godano quando le cose vanno male. Sembrano orgogliosi di essere sempre più minoranza: sono l'elite, i soli a ragionare mentre la maggioranza del popolo bue vota per quello e merita tutto il loro disprezzo (di socialisti? di comunisti? di aristocratici? di extraterrestri?). Si dicono democratici ma sognano un paese dove la classe eletta (loro) possa gratificare il popolo della sua saggezza, un'oligarchia (di) sinistra.
In cuor loro, magari con rabbia, sono contenti che ci sia quello: uniti nell'odio se non nell'amore, nessuno da amare ma qualcuno da odiare.
Quello non è perfetto, anzi; ma sembra non abbiano molto di meglio da proporre.
Forse ora non è il momento migliore, ma ogni tanto si facciano una bella risata, senza cattiveria: magari anche a una battuta di quello. Non che le indovini tutte, ma preferisco uno che ogni tanto ci riesca a uno che non sa nè sorridere nè far sorridere, un bambinone efficiente a un serioso inconcludente.

domenica 16 novembre 2008

Villari

Villari o non Villari: questo è il problema.

Cerco, con buona volontà, di capire perché la scelta di questo signore possa comportare conseguenze paragonabili a quelle derivanti a suo tempo dalla scelta di Elena.

Credo che le cose stiano così:
  • il presidente della Commissione di Vigilanza sulla RAI-TV è scelto da una commissione che decide a maggioranza qualificata;
  • la maggioranza é qualificata per garantire una scelta gradita anche all'opposizione;
  • sembra evidente che tale norma miri all'accordo e non allo scontro, alla scelta di persona a garanzia non a dispetto;
  • per consuetudine la maggioranza accettava il candidato dell'opposizione e questa, credo, nello spirito della norma non candidava persone inaccettabili;
  • così, a parti invertite, si è comportata recentemente la maggioranza in occasione della scelta per altro incarico istituzionale;
  • la minoranza, adducendo un diritto consuetudinario, ha insistito su un candidato ritenuto inaccettabile, creando una prolungata fase di stallo;
  • per uscire dallo stallo, nel pieno rispetto della legge, è stata scelta una persona appartenente, secondo la prassi, alla minoranza. Il dottor Villari, appunto.
Se quanto sopra è vero, non capisco perché:
  • la maggioranza vada incontro alle richieste della minoranza e questa non faccia altrettanto;
  • si gridi al "regime" quando viene applicata la legge esistente, osservando per quanto possibile anche la prassi;
  • si consideri arrogante chi non cede all'arroganza altrui;
  • si gridi al tradimento se uno mette in pratica le promesse elettorali, pensando al Paese;
  • se si vuole che il presidente della commissione sia persona scelta esclusivamente dall'opposizione, non si traduca la invocata prassi in legge, chiaramente valida per tutti e in ogni caso.

sabato 15 novembre 2008

ICI o non ICI

Non passa occasione in TV che i rappresentanti del PD non tirino fuori sempre la stessa frase: "Invece di aiutare i meno abbienti (oppure "le fasce più deboli") Berlusconi ha abolito l'ICI per i ricchi: per i più poveri avevamo già provveduto noi abolendo il 40% ".
Non essendo esperto come loro non capisco alcune cose:
  • perché se per i poveri era bene abolire il 40% è male abolire il 100%;
  • perché mia moglie con reddito di 400 euro al mese dovrebbe considerarsi ricca o ritenere irrilevante non pagare 300 euro (180 se ridotti del 40%) di ICI annua;
  • perchè dicono che con Berlusconi i ricchi non pagano ICI su lussuosi palazzi e castelli, quando se ben ricordo l'esenzione si applica alla prima casa con esclusione dei fabbricati "di lusso" (salvo possibili errori catastali o castelli in rovina).

martedì 11 novembre 2008

Lavori non graditi.

Se, come si paventa, le aziende italiane chiuderanno o si troveranno nella necessità di ridurre il personale, pare che l' Italia avrà bisogno di molti nuovi immigrati per assistere i molti italiani disoccupati.

sabato 8 novembre 2008

Restaurazione?

Nel settecento era segno di nobiltà non essere abbronzati, "prerogativa" della plebe costretta a lavorare sotto il sole. In anni più recenti abbronzato non era chi lavorava (nelle fabbriche) ma chi faceva bella vita su assolate spiagge, magari esotiche. Succesivamente, col diffondersi di periodi di vacanza più lunghi e maggiore ricchezza, un' abbronzatura più o meno accentuata o persistente veniva ostentata come segno di benessere e sentirsi dire "oh! come sei abbronzato" era preso per complimento. Specialmente nella stagione invernale significava che avevi la possibilità di frequentare paesi tropicali, stazioni invernali o centri estetici. Da un po' di tempo l'entusiasmo per l' abbronzatura era un po' scemato a seguito dell'allarme per i danni dei raggi solari, ma un bel colorito scuro poteva mostrare di potere permettersi i prodotti idonei ad evitarli. Oggi, sembra, siamo tornati al settecento, una seconda restaurazione dei valori di quel tempo e dire che uno è abbronzato è un' offesa, più grave se rivolta a uno che ha la pelle scura non tanto per il tempo pur trascorso al sole delle Hawai quanto perchè metà dei suoi antenati non hanno subito le mutazioni genetiche che hanno schiarito la pelle dell'altra metà. Non so bene (lo chiederò a Walter) se perché abbronzato é più bianco di nero o più nero di bianco, se offenda gli uni o gli altri o entrambi, mentre per me rimane comunque solo un bel gradevole colore: omnia munda mundis.
PS
Sento dire che per gli americani "abbronzato" è offensivo: sarebbe bene spiegar loro che in Italia fino ieri non lo era, come è stato spiegato a me che "cold" non vuol dire caldo.

giovedì 6 novembre 2008

Hawaii


Quando Walter ritornerà dalle Hawaii non dite che è abbronzato ma che è nero, se no si offende (e magari le agenzie turistiche hawaiane vi fanno causa per danni alla reputazione del sole locale).

Nero per caso

Capisco che l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America sia un fatto importante per tutto il mondo, ma in verità non mi entusiasmava più di tanto: non potevo votarlo, non ho ne beni nè figli negli U.S.A., sono democratico solo nel senso letterale (amo libertà e democrazia e aborro i regimi totalitari da ben prima dell'89) e non mi chiamo Walter.
Ora non si fa che parlare di Obama e così ne ho letto la biografia.
Da quel che capisco, il primo presidente nero degli Stati Uniti è nero per caso: nato negli USA (Hawaii) nel 1961, il padre nero l'ha visto solo da bimbo ed è poi vissuto con i parenti bianchi. L'orgoglio razziale dei neri nostrani è motivato solo a metà, come lo sarebbe quello dei bianchi in Kenia ed è fuori luogo lamentare la situazione italiana a confronto di quella americana: non è escluso che diventi Presidente della Repubblica un nero di 47 anni nato in Italia, quando ci sarà.
Chissà che un giorno non si discuta più di colori o di sesso, ma solo di qualità.


lunedì 3 novembre 2008

Giovani

Credo capiti sovente ai giovani di una volta rifarsi alla propria esperienza personale. Altrove ho ricordato la secchia bucata di mia nonna, qui ricordo una frase (famosa in famiglia) di mio padre giovane e una di mia madre: "Ce ne sia o non ce ne sia ne voglio lo stesso" e "se non ce n' è non se ne adopera". I giovani poi maturano.

Sento dire che i giovani staranno peggio dei loro padri: forse da vecchi, ma non da giovani.