sabato 28 febbraio 2009

Valli a capire

Valli a capire quei signori che se vedono un centinaio di persone passeggiare con qualcosa di rosso esaltano la grande manifestazione democratica mentre se ne vedono quattro o cinque con qualcosa di verde gridano alla minaccia contro la democrazia. Valli a capire quelli che se gli dai mezzo bicchiere di vino dicono che è poco e se ne offri uno protestano che li vuoi ubriacare, quelli che considerano retriva la religione e vogliono una moschea in ogni villaggio, quelli che si dicono per i diritti delle donne e per il diritto dei musulmani ai loro usi misogini. Valli a capire quelli che se propongono qualcosa è il meglio del meglio e se la stessa cosa la vogliono gli altri è il peggio del peggio, quelli che se perdono il consenso non è mai perché sbagliano o non comprendono la gente ma sempre perchè la gente sbaglia e non li comprende. Valli a capire quelli che con Repubblica, Soru, Santoro e soci gridano al monopolio mediatico altrui, quelli che corrono da soli ma accompagnati, quelli che non vogliono qualcuno e senza di lui non saprebbero di cosa parlare e perchè stare insieme; valli a capire quelli che vogliono dare a tutti e non tirano fuori un centesimo, quelli talmente disponibili da approvare quello che essi propongono. Valli a capire quelli che lavorano in nero, comprano dai venditori abusivi e ce l'hanno con chi non paga le tasse; quelli che rifiutano svantaggi, doveri, oneri e vincoli familiari ma ne pretendono i benefici.
Valli a capire!

martedì 17 febbraio 2009

Coerenza

Maggiore onestà e coerenza non guasterebbero nemmeno in politica.Se prima si diceva che la criminalità era una montatura degli avversari non si dovrebbe dopo dire che è un'emergenza trascurata.
Se si diceva che la paura era artatamente indotta non si dovrebbe poi dire che è reale.
Se si difende qualsiasi decisione della magistratura non dovrebbero meravigliare decisioni incomprensibili.
Se si sostiene che venire illegalmente in Italia dà diritto a rimanerci non dovrebbe stupire ritenere l' illegalità un diritto.
Se si dice no ad ogni riforma non si può lamentarsi se non si fanno.
Non si può chiedere certezza dei diritti e delle pene se chi deve darla non deve risponderne.
Non si può lamentare la scarsità di polizia e pretendere la scorta personale, condannare la collaborazione dei cittadini, rifiutare i militari in compiti non polizieschi, opporsi alla collaborazione dei vigili urbani; non si può chiedere sempre soldi senza badare a come sono spesi.

Non si può condannare l'evasione fiscale e proteggere chi evade il fisco, con lavoro in nero o criminale, solo perché non è italiano; non si può condannare il razzismo e alimentare razzismo di segno opposto.
Non si può avere il consenso della gente se si vuole il contrario di quello che la gente vuole, non si può avere il voto di chi è detto stupido o pazzo.
Checché ne dica Andreotti anche a pensar male si può sbagliare, ma c'è gente che non sa non pensar male e trova scandaloso lodare una carnagione o constatare che i poliziotti sono meno delle belle donne e che il cielo è azzurro.

domenica 15 febbraio 2009

Mi piacerebbe.

Mi piacerebbe che quando politici, giornalisti e altri dallo schermo TV proclamano il loro amore per i poveri diseredati, pontificano su diritti e doveri altrui, vantano i propri meriti e le altrui colpe, ridicolizzano benefici, considerano miserevoli somme per me rispettabili, mi piacerebbe vedere di ognuno non solo la faccia ma anche quanto guadagna per capire quanto vale per lui un euro, quanto ci costa la sua opinione, se parla per esperienza diretta o solo per sentito dire, se è sincero.
Mi piacerebbe che quando ironizzano sulle paure della gente, difendono privilegi che a parti invertite direbbero razzisti, considerano gli immigrati tutti buoni ed innocenti, mi piacerebbe vedere la casa e il quartiere dove vivono per capire se accettano quello che gli altri dovrebbero accettare.
Mi piacerebbe che quando pretendono di accogliere, sfamare, sanare l'intera umanità a spese dei contribuenti italiani, mi piacerebbe vedere dove vengono curati per capire se anche loro fanno le lunghe attese e sono trattati come gli altri cittadini.
Mi piacerebbe che quando dicono che i loro privilegi non incidono molto sul bilancio statale e se li tengono, mi piacerebbe sapere cosa succederebbe se - per equità - fossero estesi a tutti, in Italia o nel mondo.
Mi piacerebbe.

giovedì 12 febbraio 2009

E se ...

Non ci capisco molto, ma a mio parere si tratta di infortuni sul lavoro. A quanto si dice vengono in Italia per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare. Fanno le rapine: lavoro faticoso, lavoro rischioso. Probabilmente ci sarà già qualche legge che obbliga i cittadini comuni a lasciare porte e finestre aperte per facilitare il loro lavoro, ma è disattesa come tante altre. Ci sarà già qualche norma che impone, se proprio non si vuole avere intrusi in casa, di mettere alla sera tutto quello che si ha di valore in apposito contenitore esterno. Si eviterebbe non solo di intralciare il lavoro altrui col rischio di farsi male (può succedere) ma anche, facilitandolo, di provocare infortuni agli addetti . In fin dei conti la raccolta differenziata è indice di civiltà: rifiuti organici; carta; plastica; vetro, alluminio; oro, preziosi, denaro, gioielli.
E se, considerata l' atavica abitudine italiana di non osservare la legge, quei lavoratori fossero accompagnati al lavoro da polizia o carabinieri? Questi dovrebbero accertarsi che siano rispettate quelle norme che per forza devono esserci e multare chi non le osserva. D'accordo, visto che il lavoro viene fatto di notte, dovremmo subire qualche imposta in più per pagare gli straordinari; ma si avrebbe il vantaggio di evitare infortuni; le forze dell'ordine non dovrebbero recarsi al mattino a prelevare chi ha causato danni ad onesti lavoratori; i giudici non dovrebbero scomodarsi per condannarlo.

mercoledì 11 febbraio 2009

Berlusconifobia

Marcus Porcius Cato (Censor), aveva una fissazione: la distruzione di Cartagine. Qualsiasi discorso facesse terminava con "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam."
Passano gli anni, passano i secoli ma non cambiano i censori: si fissano su una cosa e la ripetono all'infinito, non curandosi di essere noiosi.
Per esempio, il senatore Francesco PARDI dell'IdV ( partito che annovera importanti catoni) spesso appare in TV, critica questo o quello e immancabilmente termina ogni suo intervento inveendo contro il "monopolio televisivo di Berlusconi", il male da cui discendono tutti i mali d' Italia. Sicuramente avrà ragione e, a furia di insistere, anche il Censore ha ottenuto quel che voleva.
Ma credo che questa solfa gli italiani se la sentano ripetere da almeno quindici anni e i casi sono due: o l' hanno capita e ai più non gli interessa un fico o non la capiranno mai. Perciò la prego signor Pardi, tiri fuori qualcosa di nuovo prima che diventi un riflesso pavloviano quello che già faccio spesso quando la vedo in TV: premere il tasto che esclude l'audio e riposare le orecchie, sapendo di sapere a memoria quello che lei dirà.

martedì 10 febbraio 2009

Pensiero triste.

C'è gente che alla fine di una partita vittoriosa festeggia e brinda, spero nessuno abbia pensato che a Udine fosse finita una partita, alle 8 della sera del 9 febbraio 2009.

venerdì 6 febbraio 2009

Vacche magre

Forse veramente coloro che vogliono colpire le rendite con alte aliquote d'imposta mirano ai grandi abili fortunati speculatori e non a chi risparmiando mette da parte qualcosa.
Ora non ne sento molto parlare: se le vacche son magre, c'è poco da mungere.
Mettiamo che chi aveva impegnato 100 in fondi comuni ora abbia necessità di contanti e li venda a 50. Affari suoi, diranno.
Mettiamo che domani possa investire di nuovo 100 e fra qualche anno vendere a 150: se il giusto prelievo fiscale è il 40% dell'incremento riceverà 130 netto. In totale avrebbe speso 200 e ricevuto 180: magari allora con 100 poteva comprare un monolocale, ora con 180 no.
Se invece di 200 fossero 200000 e 180000 invece di 180, la sostanza non cambierebbe: molto di più in euro, ma lo stesso in percentuale.
E' così? E se è così è giusto pagare imposte quando in realtà c'è stata perdita?
Coerentemente chi pretende partecipazione agli utili dovrebbe partecipare anche alle perdite; ma chi può non ci sta: se c'è da mangiare mangio, se c'è da pagare paghi.

Il troppo stroppia.

Probabilmente senza intercettazioni l'Italia non sarebbe il paradiso della legalità attuale. Tuttavia un dubbio mi sorge: anche se non gli importa quanto spende (mica sono soldi suoi), non può succedere che in un mare di tabulati e registrazioni l'inquirente perda la trebisonda, che fra tanti non sappia quali pesci pigliare, che la giustizia s'ingolfi come succedeva ai vecchi motori quando arrivava troppa benzina?
Forse non c' è bisogno di una legge sulle intercettazioni, ma solo di magistrati responsabili che paghino per eventuali errori, sprechi e danni evitabili.

giovedì 5 febbraio 2009

Democrazia

Probabilmente sono io che non capisco.
Si dice che i milioni di italiani che hanno votato per partiti minimi non hanno voce e si grida alla mancanza di democrazia. E' sempre accaduto che la contrapposizione principale sia fra due parti (Guelfi e Ghibellini, Nobili e Plebei, Comunisti e Capitalisti) e accade in molti Paesi che sia fra due partiti (Conservatori e Laburisti, Repubblicani e Democratici) pur esistendo correnti interne e partiti minori.
Mi pare che quelli che ora gridano alla mancanza di democrazia sono i primi a non riconoscerne le regole. Se nel partito che più li rappresenta sono in minoranza, non riconoscono e accettano il parere della maggioranza ma fondano un nuovo partito. In questo partito, ovviamente, sono maggioranza, possono essere segretario o presidente, avere segretarie e assistenti, disporre del sovvenzionamento statale e gridare allo scandalo se questi benefici vengono a mancare.

Diversamente italiani

"Diversamente italiani": così mi aspetto che vengano chiamati gli immigrati clandestini. "Clandestino" sottintende un' idea negativa di illegalità, sicuramente giusta ma che potrebbe essere considerata offensiva specialmente nel caso fosse vera non soltanto per il modo in cui arriva in Italia ma anche per la vita che vi conduce. Clandestino è pertanto un termine politicamente scorretto, da non usare.
Ora si discute se un diversamente italiano possa o no accedere liberamente ai servizi sanitari pagati dai contribuenti italiani. Non so se anche quì, come nei telefilm USA, esista l'obbligo del medico di denunciare ferite d' arma da fuoco o bianca, cioè una situazione di illegalità. In questo caso,coerentemente, dovrebbe essere denunciato anche un clandestino ma non un diversamente italiano.
Se un diversamente italiano, a prescindere da quanto guadagna con i suoi traffici diversamente leciti, ha diritto di accedere gratuitamente al Pronto Soccorso voglio anch'io non essere trattato da italiano. Se mi ammalerò fuori dal Comune anagrafico di residenza non pagherò un medico per visitarmi e prescrivermi le medicine, se avrò bisogno delle medicine prescritte dal mio medico non ritornerò nella regione di residenza per poterle comprare. Se mi troverò in quelle situazioni non mi comporterò come in passato ma mi recherò al Pronto Soccorso più vicino, dirò di chiamarmi Mustafà ElFurb per avere senza problemi e senza spesa quanto mi serve.
I medici non denunceranno i clandestini, ma gli italiani che volessero essere trattati come clandestini forse sì. Non pagare le tasse è illegale solo per chi già non è nell'illegalità: sia clandestino, evasore fiscale totale o entrambi .



martedì 3 febbraio 2009

Ederle 2

Sulla base americana di Vicenza si è scritto e riscritto. In tutta Italia c' è gente che vi si è opposta e tuttora si oppone: non bastano trattati internazionali, decisioni di governi Prodi o Berlusconi, referendum inutili e falliti. Ostinatamente contro, si tagliano reti metalliche e si occupano aree altrui nella certezza che "il prepotente ha sempre ragione". I "No Dal Molin" si fanno sentire, si fanno vedere, si fanno appoggiare dai loro sodali di tutto il mondo: a buon rendere. Forse rappresentano davvero i vicentini (tra Savona e Genova ho conosciuto un ciclista genovese che aveva visto per la prima volta Vicenza partecipando alla manifestazione "No Dal Molin" attorno alla cinta muraria ) ma forse non tutti, se qualcuno di loro scrive a "il Giornale di Vicenza" la lettera che potete leggere cliccando QUI.