mercoledì 25 aprile 2018

Cittadinanza

 - Chi avrebbe voluto dare la cittadinanza italiana all'intero mondo non ha avuto un grande successo elettorale. Due recenti fatti di cronaca confermano l'inopportunità di regalare indiscriminatamente la cittadinanza a chi nasce in Italia senza considerare la cultura familiare in cui dovrebbe vivere. Non basta frequentare la scuola italiana per pochi anni, per pochi mesi all'anno, per poche ore al mese quando si vive in una famiglia con una cultura del tutto estranea a quella italiana. 
Una ragazza cristiana in Pakistan è stata arsa viva dall'uomo che doveva sposare per non avere accettato di rinunciare alla sua fede e diventare islamica. Una ragazza italiana, sempre in Pakistan, potrebbe essere stata uccisa dal padre e dal fratello per non avere accettato di rinunciare all'uomo che amava per sposarne uno da loro scelto. Non è cosa certa, ma il fatto è del tutto possibile e coerente con la mentalità di quella cultura.
Mentre per i buoni cristiani questi comportamenti sono in contrasto con gli insegnamenti evangelici per un buon musulmano è un dovere "uccidere gli infedeli" ovunque si trovino e quella ragazza cristiana era un'infedele che non sottostava al volere di Allah.
Per noi occidentali va rispettata la scelta individuale e la donna ha gli stessi diritti dell'uomo. Per un buon musulmano la donna vale la metà di un uomo e deve sottostare al suo volere: se i maschi della famiglia decidono che deve sposare Tizio lei lo deve fare o può morire.
Chi nasce in italia in una famiglia con una certa cultura non può che esserne permeato e accettarla almeno fino a quando non è in grado di decidere autonomamente. E a 18 anni può farlo anche senza nuove leggi e ottenere la cittadinanza italiana, magari dichiarando fedeltà alla nostra costituzione e il rifiuto delle regole della sua cultura d'origine in contrasto con i nostri valori. 



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