giovedì 17 novembre 2011

I costi della politica.

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Dimezzare il numero dei parlamentari richiede una riforma costituzionale e tempi lunghi. Con un po' di buona volontà e amor patrio, in due e due quattro si arriva allo stesso risultato economico dimezzando indennità e privilegi. Se il provvedimento magari vale per tutte le cariche politiche, non solo si ha un buon risparmio ma si disincentiva la corsa a quelle cariche e si riduce automaticamente il numero degli aspiranti e dei beneficiari. Se poi si riducono le indennità alla metà della metà, quasi sicuramente chi si dedica alla politica lo fa solo per il bene del paese e gli si può credere se lo dice onestamente. Non penso però che chi, pur di assicurarsi un immeritato vitalizio, di fatto non vuole le elezioni e ci addebita ulteriori spese, ricorrendo a terzi ben pagati per farci ben pagare senza sporcarsi le mani, possa arrivare a tanto. Mi pareva che si deprecasse l'eccessivo ricorso alle costose consulenze esterne ma per il bene del paese non ci si bada, se continuano ad essere solo gli altri a pagare. Non potevano  fare da soli quello che faranno sotto tutela? O sono come quei bambini che hanno bisogno della mamma per giocare senza litigi? Dicono che per il bene dell'Italia il PD abbia rinunciato alle elezioni anche se i sondaggi lo davano vincente, ma forse è proprio per paura di vincere.


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