lunedì 20 aprile 2009

Quando l'amore é cieco.

Santoro, Michele Santoro, un giovedì fa una trasmissione in Rai2 che crea non poche polemiche e fa crescere gli ascolti del giovedì successivo. Ne parlano e ne scrivono un po' tutti. Trovo un articolo piuttosto veemente non su il Giornale di Berlusconi ma su Avvenire della Conferenza Episcopale Italiana: la cosa mi colpisce, mi invio l'articolo, lo copio e lo segnalo in rete senza mettere niente di mio.
Un utente non registrato fa questo commento:
"Dato che siamo in materia di autorizzazioni, puoi dirci chi autorizza te a sparare ca...te? Inoltre, quelli come te pronti ad ingoiare tutto quello che viene loro dato in pasto dai media di regime, come fanno a non avere un briciolo di senso critico? Almeno, solo per fare un piccolissimo sforzo intellettuale, se dovete fare una critica, trovate qualcosa di vostro, senza dover ripetere a pappagallo gli slogan di bonaiuti e compagni. Sforzate l'intelletto... se lo avete. Altrimenti, state zitti. Ci avete annoiato."
Capisco che l'amore per Michele Santoro e ancor più l'odio per quelli che non lo amano può accecare: come si fa a non vedere che io non posso avere scritto ca...te non avendo scritto nulla, che non si può sapere quello che penso, ingoio, ripeto o se ho o non ho intelletto solo in base a ciò che scrive un altro?
Se non fosse stato cieco per odio o per amore avrebbe potuto constatare che poteva solo capire che ho trovato interessante l'articolo e l' ho proposto agli altri o al massimo che approvavo quello che nell'articolo era scritto; forse avrebbe anche potuto leggere l'articolo e magari accorgersi che non c'entra con "
gli slogan di bonaiuti e compagni".
Se quelli che tifano Santoro sono del livello dell'
utente non registrato sono ben lieto di non appartenere a quella tifoseria. L'ultima volta che ho visto un programma di Michele Santoro - che per il suo atteggiamento da martire e i soldi che gli paghiamo potrebbe meglio chiamarsi San Michele d' Oro - è stato ai tempi di Samarcanda. Poi non riuscivo più a sopportare la sua arroganza, la sua faziosità, il suo vittimismo e non ho più guardato le sue trasmissioni. Naturalmente non le giudico più, ma se qualcun altro vedendole trova da ridire sul suo comportamento ha tutta la mia simpatia, solidarietà e comprensione.
A quanto pare il discepolo ha imparato la lezione del maestro: "Sforzate l'intelletto... se lo avete. Altrimenti, state zitti. Ci avete annoiato." ossia "Se la pensate come me potete dire la vostra, altrimenti - stupidi - state zitti!".
In nome della libertà di parola.

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