sabato 2 febbraio 2008

Per un governo stabile.


Se in un paesino lombardo un gruppo di persone si mette d'accordo per noleggiare l'unico autobus disponibile per andare a Ventimiglia, potranno litigare un po' se passare per i Giovi o per il Turchino, ma alla fine a Ventimiglia arriverranno; se invece un'altro gruppo noleggia il bus per dispetto all'altro ma qualcuno vuole andare a Firenze, qualcun altro a Trieste, altri ancora a Torino, probabilmente il bus continuerà a girare nella piazza del paese. Se il signor Prodi fosse stato la persona seria che diceva di essere avrebbe scelto altra compagnia o si sarebbe rassegnato a non salire sull'autobus. Se 158 senatori su 315 la pensano allo stesso modo (e i senatori a vita potessero godersi il meritato riposo) si può benissimo governare (e ne basterebbero 16 su 31) se invece non sono d'accordo su nulla non si governa nemmeno se i membri di questa congrega litigiosa fossero 300.
Ammettiamo che Marini riesca nel suo intento, che faccia un governo quaresimale e si arrivi a una "buona" legge elettorale che consenta una solida maggioranza al vincitore delle prossime elezioni e permetta la stabilità del governo. Ammettiamo che un partito o una coalizione raggiunga il 50,006% dei voti utili e che per garantire la governabilità gli spettino il 67% dei seggi sia alla Camera che al Senato, cosa succederà? Se si comporterà come l'Unione ma con più coesione interna temo la troppa stabilità di un governo che considera inesistente il restante 49,94%, accapparra tutto il possibile e potrebbe per assurdo fare una legge di un unico articolo "sono abrogate tutte le leggi approvate dai governi Berlusconi" o modificare la costituzione per garantire la stabilità decretando l'inammissibilità delle elezioni anticipate e l'illeggibilità dei non simpatizzanti. Oppure le lotte tra partiti diverranno lotte fra le correnti e si ritornerebbe ai governi alla Prodi. Cambiando la legge, cambierebbero gli uomini?

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