domenica 4 ottobre 2009

Giornalisti

Quando ho potuto controllare, spesso ho constatato che i giornalisti sono quantomeno inesatti, forse di più i telegiornalisti: scripta manent, anche se i giornali durano un giorno e i telegiornali si possono memorizzare.
Se dicono "Gattinara, in provincia di Vicenza" dubito anche dell'esattezza delle altre notizie: per essere credibili i giornalisti non dovrebbero confondere la sigla di Vercelli (VC) con quella di Vicenza (VI) e affermare tante altre cose che so inesatte o false. Finché solo una minoranza può rilevare inesattezze o falsità, probabilmente non si fanno scrupolo di elargirle alla maggioranza.
Diffido in genere dei giornalisti ma considero del tutto non credibili quelli faziosi che forniscano scientemente notizie false.
Ora manifestano per dire che da noi non c'è libertà di informazione: se la notizia fosse vera, se veramente il regime perseguitasse i giornalisti, se l'Italia fosse come un qualsiasi paese comunista passato o presente allora i giornalisti non sarebbero in piazza a protestare liberamente ma in un qualche manicomio, prigione, Siberia, cimitero o - se particolarmente fortunati - esuli in qualche paese straniero. Così non è e per me hanno perso ogni credibilità.
Diranno che manifestano - finché sono in tempo - perché questo non avvenga, che ci sono segnali che il regime sta andando per quella via: sarò uno stolto, ma non li vedo.
Io credo che libertà d'informazione significhi poter dire quello che si vuole - eccetto offendere il prossimo - senza subire danni; pare invece sia inteso nel senso di potere offendere chiunque pretendendo anche lauti compensi, anche dall'offeso: Santoro insegna, offende metà degli italiani ben pagato col loro canone (quelli che non lo pagano pare tifino per lui).
Credo che libertà d'informazione sia disporre di più fonti, di pareri e contropareri; ma questo c'è già e forse quello che vogliono è libertà assoluta, compresa quella di impedire agli altri di dire la loro.
Scende in piazza a protestare chi scrive sui giornali, chi se si trova disoccupato o ambisce a maggiori guadagni fonda un giornale e chiede la sovvenzione pubblica, chi dice liberamente la sua alla Rai o a Mediaset o in uno dei mille altri canali TV, chi scrive, parla o si fa vedere nel Web, chi incide dischi o scrive libri, chi qualsiasi cosa abbia o non abbia da dire la dice, la scrive, la canta, la mostra. E protestano tutti quei capipolo che si arricchiscono "per il bene dei miseri".
Pare che la cosa più grave, quella che ha fatto gridare allo scandalo, al delitto di lesa maestà repubblicana, all'emergenza sia stata la decisione del Presidente del Consiglio di ricorrere alla magistratura contro una lunga, noiosa, petulante, insistente, insinuante e forse diffamatoria richiesta di risposte da parte di un giornale e non so cosa di un altro.
Lo hanno sempre accusato di volere evitare la Giustizia ora lo accusano di appellarsi alla Giustizia, hanno sempre detto di avere fiducia nella Magistratura ora considerano un attentato alla libertà averla: come posso ritenerli credibili?
Abituati a un Berlusconi che - al contrario di D'Alema e altri - non rispondeva con querele si sono scandalizzati quando l'ha fatto: ma anche la pazienza di Giobbe avrà avuto un limite.


Nessun commento: