Non si dice, non si deve dire ma io penso che il Presidente della Repubblica abbia sbagliato, sbagliato due volte. Ha sbagliato nella primavera 2018 a non consentire alla coalizione di centrodestra, che non aveva raggiunto il 40% dei voti ma aveva più voti di tutti, almeno di tentare di fare il governo. Ha sbagliato nell'autunno 2019 ad accettare un governo palesemente litigioso e non voluto dagli italiani. Sicuramente si è rispettata la Costituzione, ma non tutta. Si capisce perché, come avviene da decenni, il PD si preoccupi di poter eleggere anche il prossimo Presidente della Repubblica: averlo amico fa sempre comodo.
Nel 2018, anche tornando al voto, la situazione in parlamento non sarebbe cambiata di molto e forse valeva la pena tentare di avere un governo purchessia. Sarebbe stato opportuno dare la possibilità anche a chi le elezioni le aveva vinte, ma si è preferito dare la preferenza ai 5s, magari nella speranza di riportare il PD a governare, cosa più improbabile con il centrodestra. Ma così non è stato e i 5s hanno fatto un innaturale contratto con la Lega. Non poteva durare e non è durato. E Nel 2019, dopo che la Lega aveva ottenuto qualcosa e constato che altro non poteva ottenere, è caduto. Per potere conservare poltrone e stipendio la maggioranza dei parlamentari era terrorizzata da nuove elezioni. Matteo Renzi bramoso di riavere visibilità e di contare nel PD ha fatto la mossa tanto furba quanto spregevole di contraddire l'intera storia del partito e personale per allearsi con i 5s. E il PdR è ricaduto nell'errore, anche per compiacere chi è stato il principale artefice della sua elezione. La fallita esperienza dei 5s con la Lega avrebbe dovuto suggerire maggiore a cautela al Capo dello Stato: era evidente che come era stato tumultuoso il contratto Lega-5s anche l'accordo PD-5s sarebbe stato altrettanto tormentato e di scarsa utilità per il Paese. La dichiarata volontà di impedire le elezioni per evitare l'applicazione l'art.1 della Costituzione privilegiando gli eletti a danno degli elettori non pare un buon motivo democratico, come non è nell'interesse del Paese favorire l'elezione a Presidente della Repubblica uno che anteponga agli interessi dell'Italia quelli dell'Europa. Se nel 2018 riandare subito alle elezioni non avrebbe cambiato di molto la situazione in parlamento, ben diverse erano le condizioni nel 2019 e tutto diceva che avrebbero potuto creare una maggioranza credibile, coesa e gradita ai più anche se contraria ai personali interessi di altri e da essi non amata. Magari non amata dai mercati e dall'Europa, subito compiacente verso il nuovo governo più ubbidiente e per paura del ritorno del "cattivo".
Non pare una buona cosa governare a dispetto del popolo e non per il popolo.
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