"Art. 53.- Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
D'accordo, la Costituzione dice che il sistema tributario deve avere criteri di progressività. Ma mi sembra che specialmente a sinistra si esageri.
Affermano che tutti in Italia hanno diritto alle cure sanitarie, e intendono tutti gli abitanti del pianeta. Ma mentre quelli che mai hanno contribuito alle spese sanitarie hanno diritto ad essere curati gratuitamente, chi da una vita contribuisce no.
Uno arrivato chissà da dove e che si arrichisce chissà come ha diritto di essere curato gratuitamente perchè non ha mai denunciato reddito e nessuno può verificare quanto sia ricco. Uno invece nato in Italia da genitori nonni e ascendenti nati in Italia che da quando Italia esiste hanno contribuito al suo progresso non sempre ha diritto al servizio gratuto. L'assurdo è che più ha già contribuito alle spesa sanitaria pubblica più deve pagare per avere quanto, grazie al suo contributo, altri hanno gratuitamente.
Leggendo la prima parte del'art.53 capisco che la contribuzione deve essere in ragione della capacità contributiva. Già è discutibile sia equo che Tizio contribuisca il doppio di Caio perchè lavorando e sacrificando il doppio ha doppia capacità contributiva. Ma per via della progressività della seconda parte non è sufficiente il doppio ma l'imposta da pagare deve essere più del doppio. Pazienza, ma ancora non basta. Avendo pagato più del doppio d'imposta se ha bisogno del Servizio Sanitario deve pagare una tassa eufemicamente detta ticket. E ancora non basta, perchè anche questa tassa Speranza vuole sia progressiva. Poi ci si meraviglia che chi può evada il Fisco: non dichiarare tutto il proprio reddito comporta dei rischi ma offre enormi vantaggi economici.
Ora c'è Speranza ma non si può sperare in maggiore equità.
Nel lontano 1994, nel secolo scorso, ai tempi della Lira si ritenne equo esentare dal pagamento della tassa sanitaria (vulgo Ticket) chi aveva meno di sei anni o più di sessantacinque e un "reddito familiare" lordo annuo non superiore a 70 milioni di lire. Una cifra enorme per quel tempo, anche se era iniquo che tale limite valesse sia se con quel reddito doveva viverci una sola persona sia più persone.
Con l'avvento dell'euro, lire 70.000.000/1936.27 è diventato 36151.98 euro. Limite tuttora in vigore nonostante da moltissimi anni, come affermano, il problema del suo adeguamento al cresciuto costo della vita "sia all'attenzione del Ministero della Salute e del Governo tutto". L'indice del costo della vita da Dicembre 1993 ad Agosto 2019 è passato da 100 a 163,4 e conseguentemente 36151,98€ del 2019 sono 22124.83€ del 1994. Così viene disattesa la prima parte dell'art.53 e si paga più tasse non per capacità contributiva maggiore ma diminuita del 38,8%. Chi con 26000 euro nel 1994 era esente, anche se è stato pari solo al 75% del maggior costo della vita nel 2019 il suo reddito è 31863€ e deve pagare la tassa.
Se era giusto nel 1994 il limite di 70.000.000 di lire, equità vorrebbe che oggi fosse 59072€. Se quel limite si ritiene giusto riferito a una singola persona, equità vorrebbe che fosse maggiore se riferito a una famiglia di più persone. Ma in Italia equità non fa rima con fiscalità.
E chi ha 1 euro di reddito in più di 36151.98€ paga centinaia di euro in più. Una progressività evidentemente eccessiva che rende il reddito disponibile inferiore a quella di chi è esentato: con reddito annuo lordo 36152€ e ticket 100€ avrà meno reddito restante di chi di lordo ha da 36053 a 36151 euro e non paga ticket.
Se siamo tutti egualmente bisognosi di cure mediche, non capisco perché per lo stesso servizio si sia discriminati per reddito. O si paga tutti o nessuno. Perché poi un ricco che si ammala deve pagare più di un ricco in buona salute? Se deve pagare perché ricco paghi il sano come il malato, se deve pagare perché malato paghi il ricco come il povero.
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