Malgrado l'evidenza insistono che dobbiamo accogliere indistintamente tutti:
chi fugge dalla guerra o dalla fame, dalla suocera o dalla galera, chi viene per lavorare e chi viene per delinquere. Tutti hanno diritto a una vita migliore anche a costo di rendere peggiore la vita agli altri. Ammettiamo che in sintonia con la loro generosità si accolga un milione di persone, magari due o dieci milioni. Ma se dobbiamo accogliere tutti quelli che lo desiderano e che sono centinaia di milioni c'è solo da aspettare che le condizioni di vita in Italia diventino peggiori di quelle dei paesi d'origine. E molto prima che tutta l'Africa si riversi in Italia non potrà che essere così.
Mi chiedo perché affrontino i costi e i pericoli del deserto, di popoli ostili e del mare per venire in Italia. Sono attratti dal benessere europeo e Europa non è solo Italia. Non ci sono solo porti ma anche aeroporti. Un volo da Lagos (Nigeria) a Parigi costa 561 €, invece degli ostili porti italiani perché non l'accogliente aeroporto parigino? È sempre Europa e i francesi non sono così vomitevoli come gli italiani che rifiutano di accogliere i disperati africani. Ma forse non è così, forse per essere accolti in Europa si devono pagare più euro e superare rischiose prove come la traversata del Sahara, i campi libici, il mare e sbarcare in Italia. Così deve avere deciso l'Europa: chi non rischia di morire non ha speranze, perché l'Eropa condanna la poco accogliente Italia ma non offre accoglienza a chiunque.
Secondo Wikipedia il naufragio è la perdita totale di un'imbarcazione per cause accidentali. Sono vari i motivi di naufragio, ma i naufragi nel Mediterraneo in passato non sono mai stati così frequenti ed è molto triste che tante persone muoiano in mare. In realtà non ci sono cause accidentali nei cosiddetti naufragi di migranti che usano imbarcazioni non idonee alla traversata e destinate a poter fare solo alcune miglia. E non si tratta di salvataggio di naufraghi ma di coicidenze di trasporto. Se devo andare a Milano prendo la bicicletta e vado alla stazione ferroviaria dove troverò il treno per Milano: non ci penso nemmeno di arrivarvi in bicicletta. Nel tratto che faccio in bicicletta corro qualche rischio, ma arrivato alla stazione mi sento più sicuro. Così chi parte dall'Africa su gommoni sa di rischiare per breve tratto ma fa conto sul fatto che ci sarà una nave che gli consentirà di proseguire il viaggio, una coincidenza. Se non ci fosse la stazione raggiungibile in bici o la nave raggiungibile in gommone probabilmente io me ne starei a casa e gli africani in Africa. Bici e treno sono parti di un unico viaggio, come lo sono gommoni e navi ong. Non ha senso definire spregevoli trafficanti chi usa i gommoni e encomiabili salvatori chi usa le navi, avendo tutti lo scopo di portare in Europa gente che non ne ha il permesso: se lo avesse gli converrebbe prendere l'aereo.
Se in Italia tutti gli automobilisti usassere mezzi scadenti, con gomme usurate, motori ansimanti e senza freni probabilmente gli incidenti stradali sarebbero molti di più. Ma sarebbe illogico aumentare i mezzi di soccorso invece dei controlli che impediscano di circolare in condizioni pericolose per se e per gli altri. Lo stesso vale per i natanti.
Va bene salvare chi si trova in pericolo in mare, meno bene è traghettare chi in mare si mette in pericolo per essere traghettato gratis. Tornando sulla terraferma, va bene dare un passaggio a chi ha avuto un incidente ma chi si procura incidenti per avere passaggi e indennizzi assicurativi merita solo biasimo e condanna.
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