Ne sono orgogliosi e a ragione: in Italia - dicono - sono dieci milioni, ma faranno proseliti e diventeranno 20, 30, 40 milioni. Quando finalmente vi saranno solo famiglie di sodomiti o lesbiche l'Italia sarà un paese gaio e felice, con padri madri figli e nipoti rigorosamente dello stesso sesso. Se per uno strano scherzo della natura questo non avvenisse, nessun problema: arriveranno milioni di stranieri a fare il lavoro che gli italiani non vogliono più fare.
lunedì 26 ottobre 2009
sabato 24 ottobre 2009
Bianco e Nero
Ci prendono per tonti? Come sempre vale la politica "dei due pesi e due misure": una cosa è sbagliata se fatta da loro, è giusta se fatta da noi.
Come fanno a pensare che non si veda l'assoluta analogia tra i casi Berlusconi e Marrazzo, veri o falsi che siano? Se si grida allo scandalo per certe frequentazioni del primo non si può tacere su quelle del secondo, o viceversa; se si parla solo del ricattato nel primo caso non si può parlare solo del ricattatore nel secondo, e vicevrsa.
Tutte queste storie mi disgustano, questa "escalation" (termine improprio, visto che si scende sempre più in basso) non mi piace, ma mi piace ancor meno l'assoluta mancanza di coerenza, di obiettività, di imparzialità di giudizio, non mi piace l'arroganza di ritenersi senza peccato e scagliare la pietra, di distinguere il bene dal male in base a preconcetti e all'appartenza politica, di volere infangare senza essere infangati, di vedere da una parte tutto bianco e dall'altra tutto nero.
A frugare nel letame ci si sporca e si puzza. Forse è bene che il marcio venga alla luce se serve a liberarcene, ma - per carità - si finisca di predicar bene e razzolar male e il bue la smetta di dare del cornuto all'asino: cose poco probabili, se ho potuto citare proverbi vecchi come il cucco.
Come fanno a pensare che non si veda l'assoluta analogia tra i casi Berlusconi e Marrazzo, veri o falsi che siano? Se si grida allo scandalo per certe frequentazioni del primo non si può tacere su quelle del secondo, o viceversa; se si parla solo del ricattato nel primo caso non si può parlare solo del ricattatore nel secondo, e vicevrsa.
Tutte queste storie mi disgustano, questa "escalation" (termine improprio, visto che si scende sempre più in basso) non mi piace, ma mi piace ancor meno l'assoluta mancanza di coerenza, di obiettività, di imparzialità di giudizio, non mi piace l'arroganza di ritenersi senza peccato e scagliare la pietra, di distinguere il bene dal male in base a preconcetti e all'appartenza politica, di volere infangare senza essere infangati, di vedere da una parte tutto bianco e dall'altra tutto nero.
A frugare nel letame ci si sporca e si puzza. Forse è bene che il marcio venga alla luce se serve a liberarcene, ma - per carità - si finisca di predicar bene e razzolar male e il bue la smetta di dare del cornuto all'asino: cose poco probabili, se ho potuto citare proverbi vecchi come il cucco.
lunedì 19 ottobre 2009
Sempre più giù
Certa politica scende sempre più in basso: prima era al livello della testa e parlava di idee, poi è scesa al livello dell'inguine ed ha parlato di sesso, ora è scesa a livello dei piedi e parla di calzini, finirà sotto le scarpe e parlerà ... di escrementi canini.
giovedì 15 ottobre 2009
Antinomie
Non sono più i tempi in cui uno nasceva comunista e moriva comunista, nasceva democristiano e moriva democristiano. Non solo perché i partiti cambiano nome ad ogni elezione, ma perché pare tramontata l'idea di coerenza, ideologica e non.
Sembra del tutto normale manifestare per la libertà d'informazione e negare ad altri il diritto di esprimere dissenso sui motivi della manifestazioni, insultare Napolitano e insorgere se si pensa che altri lo facciano, proclamare la parità dei cittadini e volere prerogative per minoranze, essere antirazzisti e antiebrei, pretendere libertà di comportamento e condannare i comportamenti altrui, querelare chiunque e gridare allo scandalo se altri lo fanno, insultare e non voler essere insultati, indignarsi per il monopolio altrui e difendere il proprio, essere contrari alla religione e volere le moschee, etc.etc.
Sembra del tutto normale manifestare per la libertà d'informazione e negare ad altri il diritto di esprimere dissenso sui motivi della manifestazioni, insultare Napolitano e insorgere se si pensa che altri lo facciano, proclamare la parità dei cittadini e volere prerogative per minoranze, essere antirazzisti e antiebrei, pretendere libertà di comportamento e condannare i comportamenti altrui, querelare chiunque e gridare allo scandalo se altri lo fanno, insultare e non voler essere insultati, indignarsi per il monopolio altrui e difendere il proprio, essere contrari alla religione e volere le moschee, etc.etc.
giovedì 8 ottobre 2009
Tutti eguali
Giustamente la Corte Costituzionale ha confermato che nel nostro Paese tutti devono essere eguali di fronte alla Legge: tutti devono presentarsi davanti ai giudici nel tempo che questi ritengono opportuno (subito o dopo 20 anni), tutti devono rispondere e pagare per i loro errori. Ovviamente eccetto i giudici, che per definizione devono essere "super partes" e quindi al di sopra di tutti. Possono sbagliare - per questo ci sono più gradi di giudizio - ma l'infallibilità cresce naturalmente con l'età.
mercoledì 7 ottobre 2009
Grafica
Il signor Luca Cordero di Montezemolo ha presentato la nuova fondazione "Italia Futura". Non entro nel merito delle finalità di questo nuovo soggetto; quello che mi ha colpito è il suo simbolo: sullo sfondo rosso una grande "i" con in alto a destra una piccola "f". Vista un po' da lontano la grafica mi ricorda qualcosa di un tempo andato: il fascio littorio.
lunedì 5 ottobre 2009
Perché no?
Perché se non ho inibizioni morali a rubare, perché mai non dovrei farlo? Se mi va bene arraffo qualsiasi cosa possa vendere e magari mi compro la droga. Rubare droga è pericoloso, non hanno tanti scrupoli ad infliggermi una pena immediata e se ne infischiano che la nostra Costituzione vieti la pena di morte. Rubare ai molto ricchi può essere pericoloso perché hanno sofisticati sistemi antifurto, guardie armate e cani feroci. Ma se scelgo bene la mia vittima, una persona abbastanza ricca che vive in zona isolata o colta di sorpresa in negozio o officina, non rischio praticamente niente. Mal che vada e la polizia mi arresta è quasi certo che non dovrò scontare alcuna pena: le carceri sono piene e i giudici hanno cose più gratificanti cui dedicarsi; se poi sono un immigrato clandestino mi ingiungono di tornarmene al mio paese (se lo sanno), io resto, magari cambio nome e torno a dedicarmi al mio lavoro abituale, a rubare. Potrebbe andarmi peggio se la vittima che credo indifesa fosse invece armata, ma so di essere protetto dalla legge: se tenta di impedirmi di fare il mio lavoro di sicuro dovrà perdere tempo e denaro in tribunale e rischia di beccarsi e fare qualche tempo di prigione. Lui è a casa sua e non scappa mentre io sono sempre disposto e libero di andare altrove. In parole povere lui rischia molto più di me e se ha un po' di cervello mi lascia lavorare in pace e tornerà a sgobbare per rifarsi di quello che ha perso. Se mi va di rubare, perché no?
domenica 4 ottobre 2009
Giornalisti
Quando ho potuto controllare, spesso ho constatato che i giornalisti sono quantomeno inesatti, forse di più i telegiornalisti: scripta manent, anche se i giornali durano un giorno e i telegiornali si possono memorizzare.
Se dicono "Gattinara, in provincia di Vicenza" dubito anche dell'esattezza delle altre notizie: per essere credibili i giornalisti non dovrebbero confondere la sigla di Vercelli (VC) con quella di Vicenza (VI) e affermare tante altre cose che so inesatte o false. Finché solo una minoranza può rilevare inesattezze o falsità, probabilmente non si fanno scrupolo di elargirle alla maggioranza.
Diffido in genere dei giornalisti ma considero del tutto non credibili quelli faziosi che forniscano scientemente notizie false.
Ora manifestano per dire che da noi non c'è libertà di informazione: se la notizia fosse vera, se veramente il regime perseguitasse i giornalisti, se l'Italia fosse come un qualsiasi paese comunista passato o presente allora i giornalisti non sarebbero in piazza a protestare liberamente ma in un qualche manicomio, prigione, Siberia, cimitero o - se particolarmente fortunati - esuli in qualche paese straniero. Così non è e per me hanno perso ogni credibilità.
Diranno che manifestano - finché sono in tempo - perché questo non avvenga, che ci sono segnali che il regime sta andando per quella via: sarò uno stolto, ma non li vedo.
Io credo che libertà d'informazione significhi poter dire quello che si vuole - eccetto offendere il prossimo - senza subire danni; pare invece sia inteso nel senso di potere offendere chiunque pretendendo anche lauti compensi, anche dall'offeso: Santoro insegna, offende metà degli italiani ben pagato col loro canone (quelli che non lo pagano pare tifino per lui).
Credo che libertà d'informazione sia disporre di più fonti, di pareri e contropareri; ma questo c'è già e forse quello che vogliono è libertà assoluta, compresa quella di impedire agli altri di dire la loro.
Scende in piazza a protestare chi scrive sui giornali, chi se si trova disoccupato o ambisce a maggiori guadagni fonda un giornale e chiede la sovvenzione pubblica, chi dice liberamente la sua alla Rai o a Mediaset o in uno dei mille altri canali TV, chi scrive, parla o si fa vedere nel Web, chi incide dischi o scrive libri, chi qualsiasi cosa abbia o non abbia da dire la dice, la scrive, la canta, la mostra. E protestano tutti quei capipolo che si arricchiscono "per il bene dei miseri".
Pare che la cosa più grave, quella che ha fatto gridare allo scandalo, al delitto di lesa maestà repubblicana, all'emergenza sia stata la decisione del Presidente del Consiglio di ricorrere alla magistratura contro una lunga, noiosa, petulante, insistente, insinuante e forse diffamatoria richiesta di risposte da parte di un giornale e non so cosa di un altro.
Lo hanno sempre accusato di volere evitare la Giustizia ora lo accusano di appellarsi alla Giustizia, hanno sempre detto di avere fiducia nella Magistratura ora considerano un attentato alla libertà averla: come posso ritenerli credibili?
Abituati a un Berlusconi che - al contrario di D'Alema e altri - non rispondeva con querele si sono scandalizzati quando l'ha fatto: ma anche la pazienza di Giobbe avrà avuto un limite.
Se dicono "Gattinara, in provincia di Vicenza" dubito anche dell'esattezza delle altre notizie: per essere credibili i giornalisti non dovrebbero confondere la sigla di Vercelli (VC) con quella di Vicenza (VI) e affermare tante altre cose che so inesatte o false. Finché solo una minoranza può rilevare inesattezze o falsità, probabilmente non si fanno scrupolo di elargirle alla maggioranza.
Diffido in genere dei giornalisti ma considero del tutto non credibili quelli faziosi che forniscano scientemente notizie false.
Ora manifestano per dire che da noi non c'è libertà di informazione: se la notizia fosse vera, se veramente il regime perseguitasse i giornalisti, se l'Italia fosse come un qualsiasi paese comunista passato o presente allora i giornalisti non sarebbero in piazza a protestare liberamente ma in un qualche manicomio, prigione, Siberia, cimitero o - se particolarmente fortunati - esuli in qualche paese straniero. Così non è e per me hanno perso ogni credibilità.
Diranno che manifestano - finché sono in tempo - perché questo non avvenga, che ci sono segnali che il regime sta andando per quella via: sarò uno stolto, ma non li vedo.
Io credo che libertà d'informazione significhi poter dire quello che si vuole - eccetto offendere il prossimo - senza subire danni; pare invece sia inteso nel senso di potere offendere chiunque pretendendo anche lauti compensi, anche dall'offeso: Santoro insegna, offende metà degli italiani ben pagato col loro canone (quelli che non lo pagano pare tifino per lui).
Credo che libertà d'informazione sia disporre di più fonti, di pareri e contropareri; ma questo c'è già e forse quello che vogliono è libertà assoluta, compresa quella di impedire agli altri di dire la loro.
Scende in piazza a protestare chi scrive sui giornali, chi se si trova disoccupato o ambisce a maggiori guadagni fonda un giornale e chiede la sovvenzione pubblica, chi dice liberamente la sua alla Rai o a Mediaset o in uno dei mille altri canali TV, chi scrive, parla o si fa vedere nel Web, chi incide dischi o scrive libri, chi qualsiasi cosa abbia o non abbia da dire la dice, la scrive, la canta, la mostra. E protestano tutti quei capipolo che si arricchiscono "per il bene dei miseri".
Pare che la cosa più grave, quella che ha fatto gridare allo scandalo, al delitto di lesa maestà repubblicana, all'emergenza sia stata la decisione del Presidente del Consiglio di ricorrere alla magistratura contro una lunga, noiosa, petulante, insistente, insinuante e forse diffamatoria richiesta di risposte da parte di un giornale e non so cosa di un altro.
Lo hanno sempre accusato di volere evitare la Giustizia ora lo accusano di appellarsi alla Giustizia, hanno sempre detto di avere fiducia nella Magistratura ora considerano un attentato alla libertà averla: come posso ritenerli credibili?
Abituati a un Berlusconi che - al contrario di D'Alema e altri - non rispondeva con querele si sono scandalizzati quando l'ha fatto: ma anche la pazienza di Giobbe avrà avuto un limite.
sabato 3 ottobre 2009
Autunno
Con l'autunno torna il tempo triste e Michele Santoro al giovedì. Il venerdì leggerò quanto è stato bravo, quanto ha detto o non ha detto, quanti milioni di persone hanno guardato la sua trasmissione. Devo accontentarmi di quello che scrivono i vari giornali perché mi è fisicamente insopportabile guardarla: non ci riesco. L'ultima volta che ho visto per intero un programma di quel personaggio è stato ai tempi di Samarcanda, ma dicono che da allora le cose non siano cambiate molto se non in peggio.
Ogni tanto, negli intervalli pubblicitari, tento di superare la mia idiosincrasia, ma quando mi appare il Martire con la sua arroganza, la sua supponenza,la sua faccia, la sua insolenza, la sua posa da pensatore (mano al mento), la sua faziosità non posso evitare di riusare subito il telecomando.
Forse non so quello che mi perdo, o forse sì.
Ogni tanto, negli intervalli pubblicitari, tento di superare la mia idiosincrasia, ma quando mi appare il Martire con la sua arroganza, la sua supponenza,la sua faccia, la sua insolenza, la sua posa da pensatore (mano al mento), la sua faziosità non posso evitare di riusare subito il telecomando.
Forse non so quello che mi perdo, o forse sì.
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