"Salvare vite umane" dicono e ripetono. Mai "salvare persone" o "salvare naufraghi", sempre e solo "salvare vite umane|. E accusano l'Italia di ostacolare il "salvataggio di vite umane" ponendo limiti e regole alle ong straniere.
Ma il problema non è se salvare o no vite umane. Chi è in pericolo va salvato. Magari chi si mette volontariamente in pericolo va anche sanzionato per avere messo a rischio la vita dei soccorritori.
Una volta su una solida nave tutti sono salvi, sempre che il mare non sia talmente cattivo da metterla in pericolo e costringerla a riparare in un porto al sicuro dai marosi dove chi è sulla nave è sicuramente salvato e, per "legge del mare", sul territorio dello Stato di cui la nave batte bandiera.
Se ci sono le condizioni, i passeggeri possono espatriare nello Stato del porto ospitante, se le condizioni non ci sono devono restare in quello dove sono salvo occasionali necessità non risolvibili a bordo (es. ricovero ospedaliero),
Per non essere in alcun modo accusati (a torto) di non salvare vite umane, invece di guardiacoste, guardie di finanza o marina militare mettiamo in mare una nave di una ong italiana che una volta salvate le vite umane porti i salvati in porto francese, tedesco, norvegese per vedere l'effetto che fa ed avere un esempio eventualmente da seguire.
Ma forse basta l'esempio francese e quando in un porto italiano arriva una nave ong fare come hanno fatto in Francia con la prima e unica nave ong (con poco più di 200 passeggeri) e non accogliere quasi nessuno col beneplacito dell'Europa e della sinistra nostrana che in tanti anni non l'ha mai fatto e insorgerebbe se ora anche l'Italia agisse come la Francia.
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