Pare che alcune parole non abbiano più il significato che per me avevano un tempo.
Io pensavo che naufragio fosse qualcosa di imprevisto che capitava ad una imbarcazione, una disgrazia non rarissima ma non molto frequente se non durante tempeste e fortunali. Potevano anche esserci naufragi volontari, tentativi fraudolenti di truffare le assicurazioni deprecati dagli onesti. E naufrago era chi a seguito di naufragio si trovava in mezzo al mare in grave pericolo e impossibilitato a tornare a terra con i suoi mezzi.
Ora scopro che naufrago è un autostoppista del mare, un navestoppista, uno che paga qualcuno perché lo porti dove navi pendolari gli daranno un passaggio. Non navi casualmente di passaggio ma navi appositamente partite da mare nordico e scese nel Mediterraneo per portare i navestoppisti in Italia. Ovviamente, visto che devono limitarsi a portare i clienti al massimo in acque internazionali, le barche che dall'Africa vi arrivano non sono atte e non hanno carburante per proseguire la navigazioni e tanto basta per dire che sono in pericolo e che vanno salvate. E così i naufragi che un tempo capitavano di tanto in tanto col mare cattivo oggidì sono una quotidianità specialmente col mare calmo.
E cosi anche salvataggio ha per me cambiato significato. Pensavo che si salvassero persone involontariamente sia pure colpevolmente in pericolo e ora scopro che sono persone che volontariamente si mettono in pericolo per essere salvate. Naturalmente vanno salvate ma, a mio parere, anche sanzionate per avere messo a rischio la vita propria e altrui, non coccolate e encomiate.
Pensando poi ai profughi me li immaginavo come quelli che dall'Altopiano vicentino fuggivano in pianura durante la Grande Guerra o come gli istriani e dalmati che fuggivano dal regime titino, con poche essenziali cose. Ma quelli erano italiani e quindi non amati e coccolati dalla sinistra. Quelli attuali sono piuttosto di colore più o meno nero, adorati da PD e compagni e se anche scappano solo da moglie o suocera vanno accolti, creduti anche se a 25 anni ne dichiarano 17 e mantenuti a nostre spese anche se sono ben nutriti, ben vestiti e ben tecnologicamente equipaggiati. Dichiarano il falso per beneficiare dello stato di richiedente asilo e quando viene accertata la verità non vengono sanzionati ma semplicemente invitati ad andarsene, e non se ne vanno.
Supponendo che i naufragi avvenissero principalmente per le cattive condizioni del mare ritenevo "porto sicuro" qualsiasi porto dove le navi fossero al riparo da esse e i naufraghi non perseguitati. Invece è porto sicuro solo un porto italiano che garantisca vitto e alloggio gratis ai passeggeri del traghetto ong.
Ho cercato "porto sicuro" in Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ma non l'ho trovato.
Un tempo i migranti erano poveri che non trovando lavoro in patria se ne andavano all'estero, dove il lavoro c'era, per lavorare. Andavano a proprie spese dove c'era più lavoro che lavoratori, richiesti anche se non bene accolti, controllati e accolti solo se potevano essere utili. Ora se non sono profughi sono migranti anche se non hanno intenzione di trovare un lavoro. Se, come dicono, non c'è lavoro per milioni di italiani, non ce n'è nemmeno per gli immigrati. Magari lavoro c'è, ma forse non gradito né ai vecchi né ai nuovi italiani. Però ci sono altre possibilità di vivere decentemente a spese di chi lavora o bene con lavori illegali.