Quantità/qualità
Evidentemente per i politici, almeno quelli italiani, vale molto più la quantità della qualità.
Se devono scegliere tra il piccolo danno per molti e il grande danno per pochi scelgono il secondo. Una cosa non è mai giusta perché equa e oggettivamente giusta ma solo perché favorendo più persone può comportare più voti. Se devono scegliere tra una puntura di spillo a 100 persone e il taglio della mano a una sola persona scelgono la seconda per non rischiare di perdere 100 voti invece di uno solo. Se una norma ti danneggia l'unica speranza che possa essere cambiata è che danneggi molte e moltissime altre persone. Quando gli impiegati erano soggetti all'imposta di ricchezza mobile e gli operai no, io speravo che fosse estesa a tutti per essere molti di più a lamentarcene. In effetti ora siamo in molti a lamentarci dell'Irpef ma con poche speranze di pagar meno. Io continuo a lamentare l'iniquità della vigente norma per l'esenzione dalla tassa sanitaria (vedi) ma visto che lo faccio inutilmente da almeno 20 anni ne deduco che siamo in pochi a lamentarcene e la tassa resta iniqua.
Al contrario se si tratta di favorire se stessi o i loro amici il discorso cambia ma l'ingiustizia resta. Parlamentari, politici, alti burocrati hanno stipendi 10, 20 o 50 volte il reddito di un operaio? Va bene così perché non sono moltissimi ed anche rendere le cose più giuste non sarebbe un grande vantaggio per il bilancio statale. I molti operai possono con piccola spesa pagare l'alto reddito di pochi. Equità e giustizia vengono ignorate sempre in base alla quantità, in questo caso il piccolo danno per molti conta meno del grande vantaggio per pochi.
Se poi organizzano "piazze" non importa cosa dicono ma quanti sono. E se sono giovani che hanno imparato i mantra del partito tanto meglio. E così per l'ennesima volta capita di sentire semina odio, la macchina del fango, siamo in tanti. E per quanti siano sono sempre una minimanza dei votanti.
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