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Non sono tifoso di calcio, ma di tanto in tanto scopro che quello che sapevo giocare con una squadra ora gioca con un'altra: non c'è più (o non c'è mai stato) l'attaccamento alla "propria" squadra, ai propri colori, alla propria città ma soltanto al proprio denaro. È normale: sono professionisti, lavorano (giocano) per essere pagati e più è meglio è, dalla squadra del cuore o dalla sua tradizionale avversaria.
La stessa cosa succede con i politici: quello che credevo giocasse per una squadra ora gioca per un'altra, ma se passa abbastanza tempo giocherà con una diversa o magari tornerà a quella iniziale. Non c'è più attaccamento alle proprie idee, a quelle che dovrebbero averlo spinto a entrare in un partito e che hanno spinto gli elettori a votare per quel partito. C'è solo l'attaccamento al denaro, alla convenienza del momento, alla "caregheta". E quando partecipano ai dibattiti televisivi, se non lo scrivono nei sottotitoli, è quasi impossibile indovinare a quale partito, sottopartito o partitino appartengono. Dicono che cambiano partito o ne creano uno nuovo per coerenza con i propri principi, ma forse cambiano principi e partito solo per l'utile che sperano averne.
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sabato 30 maggio 2015
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