Sarà politicamente corretto, ma mi pare uno strano modo d'intendere la libertà: non libertà di fare ma libertà di vietare, obbligo di non fare.
E così si afferma che per riconoscere la libertà religiosa di tutti si deve vietare a tutti di manifestare la propria fede, per non offendere i musulmani si devono vietare le feste cristiane. Dico io, se vado in casa di qualcuno che ama il giallo mi offendo se non usa il verde? Se proprio non sopporto il giallo me ne sto a casa mia e non ci vado. Nemmeno mi sogno di andare in un paese musulmano e pretendere che non facciano quello che abitualmente fanno e non mi offendo se lo fanno.
Dovrebbero invece essere tutti liberi di osservare la propria religione come meglio credono: non offende nessuno e nessuno si può sentire offeso se un'altro manifesta una fede diversa, non si può vietare a nessuno di aderire alla sua religione, sempre che questa non imponga o inciti a disprezzare e vietare la fede altrui, a insultare o uccidere chi non la condivide, a girare mascherati, a imporre discriminazioni. Se così non è, se professare la propria religione non reca danno o pericolo agli altri, ognuno dovrebbe essere libero di portare una simbolica croce, un turbante, un velo, un foulard non mascherante, uno zucchetto, un cappello, vestirsi come meglio crede, fare il presepe o osservare il ramadam o altra regola.
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